su blog de chie non cheret seberare intro natura e cultura

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martedì 11 giugno 2013

CHENTU CONCAS E CHENTU PELLICULAS

Còpiu torra inoghe sa lìtera de Marco, chi comente aiat fatu Simone Contu s'annu passadu e prima ancora Peter, agiudadu dae mea e fintzas dae Marco e Francesco Bussalai, est pighende in càrrigu custu còmpitu de pònnere paris custas chentu concas e chentu berritas de su cìnema sardu... Cundividu totu, ca in custa chistione sas chentu concas e chentu berritas sunt sa richesa nostra. Chentu concas e una berrita ebia diat a èssere unu dannu, chentu berritas e una conca est una confusione chi no nos depet apartènnere. Donniunu tenet sa conca e sa berrita sua, sos istrumentos e sa creatividade chi ddi depent permìtere de traballare in custu setore a tenore de su chi ischit pònnere in campu. Solu custu. Deretos e oportunidades pro su chi ischimus fàghere. Chi non siet unu piaghere, piagheres non de cherimus. Prus che totu dae chie dae semper nos at abituadu a sa règula de sa fune curtza.





Buongiorno e ciao a tutti,

sarò franco e il mio linguaggio sarà poco ricercato: come tutti sapete, e senza bisogno in questa sede di precisare troppo, la Regione Sardegna stanzia per il settore cinematografico e dell'audiovisivo (uno dei pochi settori in cui l'investimento pubblico ha un ritorno immediato e diffuso sul territorio), una quantità ridicola di denari. L'abbiamo visto chiarissimo quest'anno: la Film Commission non viene dotata di fondi adeguati e personale sufficiente e quando cerca di dotarsi di tali fondi e di tale personale e vi riesce, attraverso la Comunità Europea o investitori privati, e attraverso attività di lavoro temporaneo per quanto riguarda la ricerca del personale, viene rallentata (quando non bloccata del tutto) dalla politica; la legge cinema viene dotata di fondi a dir poco risibili e inadeguati; il cinema è trattato, nel migliore dei casi, come una rottura di palle, un'attività culturale da artisti capricciosi che pretendono soldi pubblici per dare sfogo alle loro pippe mentali e alla loro voglia di notorietà e non come un settore produttivo e un comparto lavorativo importante, moderno, fruttifero dal punto di vista economico e soprattutto pulito, quale potrebbe diventare e in parte è già adesso, se consideriamo il settore in modo più ampio, e cioè non solo come "produzione cinematografica tout court" ma come "industria culturale dell' audiovisivo", comprendendovi (a livello di produzione) non solo i film a soggetto commerciali e quelli d'autore, ma anche i vari generi del documentario, il reportage geografico, storico, turistico, il film promozionale, industriale, commerciale, lo spot pubblicitario e quello sociale, il videoclip musicale, la documentazione delle attività culturali, i videolibri, i contenuti per il web e quant'altro.

So perfettamente che ci sono un'infinità di problemi irrisolti. I modi di vedere e raffrontarsi al problema sono vari, diversi, spesso contrastanti. E spesso i contrasti fra questi modi di vedere il problema, da parte soprattutto degli autori e delle istituzioni che si occupano direttamente, o come attività complementare, di cinema e audiovisivi, hanno portato e portano di fatto ad un'immobilità che non ci permette, alla fine, di far valere veramente il nostro diritto di lavorare e di ricevere le giuste attenzioni, supporto e tutela dalle istituzioni in primo luogo regionali, attenzioni che dovrebbero tradursi, in primo luogo in una spesa adeguata, consistente e affidata a regole certe e snelle, compatibili con i tempi necessari alla nostra tipologia imprenditoriale e lavorativa.

La situazione, inutile nascondercelo, è grave, urgente. Ne siamo colpiti a vario titolo e in modo diverso tutti. E quando dico tutti, intendo tutti. Poi possiamo discutere dei modi in cui ognuno cerca di salvare la propria situazione personale o del proprio progetto, data la situazione di partenza, ma sono convinto che ora sia necessario incontrarci e trovare il modo di fare davvero fronte comune. Non per cambiare la legge cinema, ora sarebbe troppo riduttivo (verrà il momento anche per quello, però, perché nonostante l'ammirevole sforzo e il lavoro di molti di voi che per anni si sono riuniti ed hanno lavorato per fare in modo che ne avessimo una, quest'ultima si rivela oggi, per vari motivi, inadeguata, lenta e poco operativa, poco moderna, anche, ma questo è un mio punto di vista personale).

Dobbiamo rivoluzionare la percezione del problema, essere uniti e fare massa critica per ottenere il riconoscimento tangibile del nostro comparto produttivo e lavorativo.

Ma per poter decidere delle strategie comuni, occorre incontrarsi, conoscersi meglio, conoscersi tutti, rappresentare le proprie istanze, i propri punti di vista, le angolazioni dalle quali ognuno di noi vede il problema a seconda del suo settore di pertinenza (maestranze, attori, registi, autori, scrittori/sceneggiatori, produttori, distributori, etc. etc.). E poi, tutti insieme, decidere come muoverci. Le letterine agli assessorati, da sole, valgono al massimo una promessa pre-elettorale, nel migliore dei casi. Occorre, a parer mio, ma so anche di molti di voi, fare delle azioni più eclatanti. Sappiamo raccontare con le immagini e con i media. Dimostriamolo. Usiamoli.

Quel che è certo è che tutti, in un modo o nell'altro, abbiamo bisogno di dare una volta per tutte una sveglia alla politica sarda e ottenere, non chiedere, la giusta attenzione, le giuste risorse, le giuste progettualità a breve e lunga scadenza e regole certe e snelle.

Ci tengo a precisare che con questa mia comunicazione non intendo propormi in nessun altro ruolo se non quello di chi si è rotto le scatole di vedere che mentre noi ci ignoriamo a vicenda oppure discutiamo di cosa bisognava fare, di come quello ha avuto i soldi per il suo film o quell'altro non è stato manco cagato dalla Film Commission, la politica continua a destinare la Sardegna ad un futuro di disoccupazione e tumori, camuffando tutto con depliant turistici da paura, il tutto spendendo un sacco di soldi che potrebbero facilmente essere destinati alla crescita vera della nostra economia e della nostra società, anche attraverso il finanziamento della nostra attività anzi che di altre.

Noi, la gente che lavora (non si fa le pippe) con le immagini, ne siamo parte, di quella società lì, anche quando viviamo in continente, o all'estero, e dobbiamo fare, credo, la nostra parte nella lotta per il cambiamento. E altrimenti facciamolo solo per noi stessi, ma facciamo qualcosa, insieme.

Per migliorare il nostro lavoro, anzi, per poterlo fare, il nostro lavoro, e di conseguenza poter creare anche una ricaduta economica, sociale e culturale, dobbiamo impegnarci, perché qui nessuno ci regala niente e quando ci danno due soldi sembra davvero che te li stiano regalando, non che stiano facendo il loro dovere di promuovere economia e cultura..

Io, con questa mia lettera/invito voglio solo proporvi di rinnovare quest'impegno, migliorarlo, renderlo centrale nella nostra attività, e proporvi in primo luogo un nuovo incontro al quale partecipino TUTTI coloro che lavorano nel cinema e nell'audiovisivo in Sardegna. Registi, sceneggiatori, scenografi, costumisti, parrucchieri, aiuto registi, produttori, distributori, maestranze, attori etc. etc. (mi si scusino le donne per aver usato solo il maschile è solo per facilità di lettura...).

Il Sardegna Film Festival, nella persona del suo organizzatore Carlo Dessí (con cui abbiamo scambiato delle impressioni sul problema dopo aver letto gli ultimi bandi regionali) ci dà la possibilità di riunirci il 29 di giugno a Sassari, in occasione della giornata di chiusura del festival, in una grande aula dell'Università.

Si accettano proposte riguardo la durata dell'incontro. Abbiamo a disposizione senz'altro tutta la giornata del 29 e se vogliamo anche il 28. E così magari, la sera del 28, ne approfittiamo, ci vediamo un po' di film insieme e ci facciamo una birra, e il giorno dopo continuiamo a lavorare. In questo caso gli organizzatori cercherebbero di facilitarci condizioni favorevoli presso strutture ricettive di Sassari per pernottamento e pasti.

La cosa non verrà pubblicizzata e non si farà, a meno che da voi non arrivi un segnale positivo in favore dell'iniziativa e una corposa adesione. Siamo tutti invitati, senza preclusioni di prestigio, ruolo o professione. C'è bisogno dell'esperienza quanto dell'inesperienza, così come delle idee e delle caratteristiche di tutti.

Spero che siate tutti interessati. Facciamo movimento tutti insieme.

Ripeto, questo è solo un invito, non mi propongo di condurre nessun gioco, non sono un buon organizzatore e non ho mai avuto interesse a fare il condottiero di niente.

Dal primo momento in cui ci incontreremo, il sottoscritto passerà ad essere semplicemente uno in più di quelli che si sono riuniti nel posto in cui ci riuniremo.

Vi saluto e vi abbraccio come colleghi, amici e collaboratori presenti e futuri

Marco Antonio Pani

4 commenti:

  1. Marco,La consulta dei Cineclub Fedic Sardegna si riunisce proprio in quei giorni nella stessa "location" del SardiniaFilmFestival proposta da Carlo e puoi stare certo che siamo interessati ai problemi che metti in campo. Ci saremo e parleremo con lo spirito di concludere seriamente qualcosa.
    Nando Scanu

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  2. Grazie To', como bidimos si custa olta bi risultamos a fagher custa revolutzione ;-)

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